
L’abstract dell’intervento al convegno Pianeta rovente al Festival internazionale del giornalismo di Perugia (1 maggio)
Vorrei centrare il mio intervento sulla contrapposizione in atto nel mondo anglosassone fra scienza e media, il vistoso divario fra l’ampio consenso scientifico sul cambiamento climatico e la relativa disinformazione nell’opinione pubblica (vedi grafico allegato). Il fenomeno è certamente alimentato dalle lobby del fossile, ma è purtroppo amplificato dai meccanismi propri dei media quali l’eterno bisogno della novità e la necessità di inseguire l’audience, l’infotainment e la “truthiness”, la preferenza nelle talkshow di creare zizzanie piuttosto che un pacato confronto fra scienziati, e la prassi giornalistica di mettere a confronto due tesi contrapposte (come se avessero pari dignità scientifica) senza spiegare al pubblico che l’una esprime la posizione ufficiale dell’Ipcc (Onu) condivisa dal 97% del mondo scientifico, mentre l’altra rappresenta una minuscola minoranza del 0,5% di negazionisti non-esperti. La prassi molto diffusa equivale a mettere a confronto un astronauta ritornato dallo spazio con il presidente della Flat Earth Society (“Società della Terra Piatta”).