
L’abstract dell’intervento al convegno Pianeta rovente al Festival internazionale del giornalismo di Perugia (1 maggio)
Prima ce ne rendiamo conto tutti, meglio è: le notizie ambientali, fuori dai media specializzati circolano veramente poco. Non voglio cercare colpevoli, né tra i giornalisti, né tra il pubblico. La questione ambientale o si risolve con il cambiamento di comportamento di massa (tra pubblico e aziende) o non si risolve. Raggiungere il grande pubblico, senza media di massa, è difficile ma non impossibile. Significa prima di tutto parlare a un pubblico di non eletti o esperti e di usare i social media per scatenare un passaparola sotterraneo quanto potente. Non è un processo facile, né immediato, ma non è impossibile fare progressi e raggiungere risultati. L’altro punto chiave a mio avviso è influenzare positivamente il mondo dell’impresa, che su scala globale conta e genera impatti, molto più di tante politiche governative nazionali messe insieme. Sappiamo bene il potere di molte multinazionali nell’influenza la geopolitica, il mercato delle materie prime, i consumi e il ciclo di vita dei prodotti. Per incidere sulle aziende è necessario cambiare mentalità, mettendosi intorno a un tavolo, forti però del sostegno dei cittadini consumatori di queste aziende. Averli dalla propria parte fa spostare l’ago della bilancia dalla nostra parte e aumenta il nostro potere di influenza. Questo secondo obiettivo non ha bisogno dei media di massa, ma di una mobilitazione che il web può senz’altro aiutare a generare col passaparola. Non piangiamoci addosso perché il Tg1 (faccio un esempio) ci ignora, ma lavoriamo dal basso per creare consapevolezza. Non vedo sinceramente altre vie.