
La nascita della Federazione italiana dei media ambientali (Fima) nel giorno di apertura del Festival internazionale del giornalismo a Perugia, il 23 aprile scorso, è una bella notizia per tutti quanti hanno a cuore la costruzione di un futuro sostenibile. Gli “attori” dell’informazione ambientale sono ormai molti: giornalisti coraggiosi dentro le grandi testate, blogger ostinati, testate online, riviste storiche, pazienti tessitori di reti, giovani sperimentatori delle potenzialità dei social network. Un mondo variegato in cui giornalisti professionisti si incontrano con free lance ed ecocronisti senza tessera, militanti con manager, attivisti “verdi” con educatori, formatori, studiosi e professori universitari. Ci sono volti noti come le folte nuove leve che stanno salendo alla ribalta. Tutti hanno un ruolo importante: grandi firme, personaggi televisivi, ricercatori, reporter “di base”, blogger, divulgatori. Tutti insieme parlano a milioni di persone, totalizzano numeri impressionanti di lettori, di ascoltatori o telespettatori, di visitatori dei siti web e di followers sui social network. E tutti hanno cittadinanza piena nella Fima, che non è un’organizzazione solo di giornalisti o editori ma punta a rappresentare quanti operano, a qualsiasi titolo, nell’informazione e nella comunicazione ambientale, compresi quanti intendono sostenerla anche se non vi hanno un ruolo attivo
Non era così scontato: frammentazione e particolarismi sono un male storico dell’Italia. Non è piccola cosa: dall’efficacia dei media ambientali e da un’accresciuta attenzione di tutto il mondo dell’informazione dipendono dimensione e velocità di una transizione ecologica, necessaria e urgente. Necessaria e urgente perché il mondo è a una svolta e cambiare strada è ancora possibile, perché è dall’ambiente che viene la speranza del cambiamento, in un momento in cui vediamo intorno a noi disagio sociale, paura, degrado morale, inadeguatezza culturale, con enormi sfide in un orizzonte molto prossimo quali acqua, cibo, energia. Sfide che il mondo dell’informazione (anch’esso colpito dalla crisi, nonché dal traghettamento verso un sistema misto tradizionale-digitale) affronta in parte senza sufficiente coscienza (o sotto i condizionamenti di potenti interessi antiecologici) e per la sua parte migliore, quella ambientale, con tutte le difficoltà e gli entusiasmi di chi sta aprendo la strada al rinnovamento. Il compito per il gruppo di coordinamento eletto a Perugia e per tutti i soci fondatori è dunque coniugare ambizioni e concretezza, in vista del congresso nazionale che entro l’anno preciserà l’assetto definitivo della Federazione. “Federarsi” vuole dire mettere insieme diverse visioni e diversi punti di vista, nonché le specificità di ognuno: c’è chi si rivolge al campo delle energie rinnovabili, chi fa il “watchdog” contro le minacce alla salute, chi educa all’ambiente, chi dà voce a nuovi stili di vita, chi informa sulla green economy, chi fa ricerca, chi forma i comunicatori. Ecco, dall’unione di queste visioni può nascere una visione generale basata sul denominatore comune di un nuovo paradigma economico e culturale, nel cammino verso una “green society”.
Mario Salomone, presidente Federazione italiana media ambientali
(L’articolo è uscito su La Nuova Ecologia, giugno 2013)